Nel corso di questa pandemia, se ne leggono di tutti i colori. C’è chi propone cure bizzarre, a base di strani alimenti. C’è chi propone unguenti magici, altri diffondono vere e proprie fake news solo per il gusto di creare scompiglio.
Ultimamente la Vitamina Dè al centro dell’attenzione per il suo potenziale ruolo nella lotta al virus.
Lo scopo di questo articolo è fare un po’ di chiarezza rispetto al marasma di notizie più o meno attendibili che si possono trovare online!
La vitamina D: conosciamola meglio
La Vitamina D, a dispetto del suo nome, non è affatto una vitamina ma un vero e proprio ormone che appartiene alla famiglia degli ormoni steroidei;
La vitamina D è liposolubile, si accumula nel fegato e nel tessuto adiposo e si sintetizza soprattutto, attraverso la pelle per esposizione ai raggi solari, mentre è scarsamente presente negli alimenti.
Quando ci si riferisce alla vitamina D è bene sapere che è disponibile in diverse forme:
- Il colecalciferolo o vitamina D3 rappresenta la forma inattiva dell'ormone prodotta dall'uomo sotto l'azione dei raggi solari nella cute. La vitamina D3 viene poi trasportata fino al fegato e ai reni, dove viene modificata nella sua forma biologicamente attiva, pronta per svolgere tutte le sue azioni.
- L'ergocalciferolo o vitamina D2 è di origine vegetale, si assume quindi con il cibo, ma è una forma molto meno attiva del colecalciferolo (da 50 a 100 volte).
IL SUO RUOLO: “Regina delle ossa” e non solo…
E' ormai noto da tempo il suo ruolo strategico per la salute delle ossa: aiuta l'organismo ad assorbire il calcio e il fosforo, i principali costituenti del nostro scheletro e previene l'insorgenza di malattie ossee, come l'osteoporosi negli anziani o il rachitismo nei bambini.
Negli ultimi anni diversi studi hanno evidenziato che La vitamina D è cruciale per l'attivazione del nostro sistema immunitario: senza di essa, le cellule T non sono in grado di reagire e combattere le infezioni più gravi che minacciano l'organismo.
Alcuni studi riportano anche potenzialità della vitamina D nella gestione del tono dell’umore, nella prevenzione cardiovascolare e di alcune forme tumorali, oltre che un ruolo di primaria importanza in sindrome metabolica, diabete e così via.
Negli ultimi mesi la ricerca sugli effetti della vitamina D sul sistema immunitario si è intensificata in tutto il mondo in seguito alla pandemia da coronavirus ed alcuni studi suggeriscono che adeguati livelli di vitamina D al momento dell'infezione con Sars-CoV-2 potrebbero favorire l’azione protettiva dell’interferone di tipo I – uno dei più potenti mediatori della risposta antivirale dell’organismo – e rafforzare l'immunità antivirale innata. (Gli interferoni sono molecole prodotte naturalmente dalle cellule, capaci di interferire - da cui il nome di interferone - con la crescita di molti virus.)
L’ipotesi si basa su dati della letteratura che dimostrano come la vitamina D, oltre ad avere un effetto antivirale diretto nei confronti di alcuni virus (epatite C e rinovirus), sia coinvolta nell’induzione di geni ad attività antivirale.
Inoltre nelle fasi più avanzate del COVID-19 l’attività immunomodulatoria della vitamina D potrebbe invece contribuire a ridurre il danno legato all’iperinfiammazione nei pazienti con forme severe di malattia.
Dove si trova e quanta assurmerne?
Per fare il pieno di vitamina D è necessario soprattutto esporre la pelle al sole. In questo modo i raggi Uv-B presenti nella radiazione solare promuovono la produzione di colecalciferolo (o vitamina D3) che verrà poi trasformato in vitamina D attiva.
Circa l’80% della Vitamina D viene prodotta in questo modo attraverso l’esposizione al sole; il restante 20 è ricavato attraverso l’alimentazione.
Le fonti alimentari di vitamina D non sono molte. La si trova, per esempio nell’olio di fegato di merluzzo, nel pesce grasso (come il salmone), nelle uova e nei latticini. Anche alcuni alimenti di origine vegetale possono fornirne una certa quantità, in particolare i funghi. Tuttavia, la vitamina D di origine vegetale è diversa da quella di origine animale.
I funghi possono infatti fornire la cosiddetta vitamina D2, o ergocalciferolo.
Purtroppo è difficile garantirsi dosi adeguate di vitamina D facendo affidamento solo sui pochi alimenti che la contengono.
Secondo la SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) il fabbisogno medio giornaliero per la popolazione italiana è di 10 μg (=400 Unità Internazionali), ma naturalmente varia anche in base all’età e ad altre condizioni specifiche della persona, arrivando anche a 20 μg (=800 UI) nell’anziano.
La carenza di vitamina D
Abbiamo visto il ruolo cardine della vitamina D per il benessere del nostro sistema scheletrico e nel garantire le nostre difese immunitarie. Cosa succede perciò se abbiamo bassi livelli di questa vitamina nel nostro sangue?
Innanzitutto le nostre ossa ne risentiranno: aumenta il rischio di osteoporosi e di altre malattie dell’apparato scheletrico (rachitismo, osteomalacia).
Non solo: le nostre difese immunitarie saranno meno reattive e probabilmente andremo incontro più facilmente ad infezioni di vario genere.
L' Eccesso di Vitamina D
Essendo liposolubile (si accumula nel tessuto adiposo) quantità eccessive di vitamina D (attraverso integrazione), possono avere effetti nocivi nell’organismo: diarreao vomito, perdita dell’appetito e mal di testa, debolezza muscolare, contrazioni e spasmi muscolari; calcificazione degli organi e formazione di calcoli renali.
Chi è più rischio di carenza?
La sua carenza, negli ultimi decenni, sta diventando molto più frequente che in passato;
La riduzione del tempo trascorso all'aria aperta e l'uso di prodotti contenenti protezioni solari anti-Uv per proteggere la pelle portano alla riduzione della sintesi di vitamina D nella pelle.
L’ Italia chiamata Paese del sole, non è estranea alla carenza di vitamina D, che d'inverno interessa circa la metà degli italiani.
E’ curioso che la carenza di vitamina D sia più frequente nei Paesi del bacino del Mediterraneo rispetto ai Paesi del Nord Europa; fenomeno epidemiologico che viene chiamato il “paradosso scandinavo”. Infatti, sul piano teorico il ridotto irraggiamento solare nel Nord Europa dovrebbe portare ad una maggiore prevalenza di ipovitaminosi D. Su questa base, nei paesi del Nord è stata intrapresa una politica di integrazione degli alimenti con vitamina D, mentre nei Paesi del Sud contando sulla maggiore esposizione solare non è stata introdotta la fortificazione degli alimenti.
A lamentarne un deficit sono soprattutto:
- le persone anziane (costrette in casa o nelle strutture di ricovero e che quindi non riescono a godere a sufficienza dell'irradiazione solare);
- le persone obese, perché il tessuto adiposo in eccesso “sequestra” la vitamina D;
- persone con elevata pigmentazione della pella (pelle scura);
- chi non si espone al sole o non pratica attività all’aperto (pensate al lungo periodo trascorso chiusi in casa durante il lockdown..)
- persone affette da condizioni patologiche che interferiscono con l'assorbimento della vitamina D, come la celiachia.
Integratori di VITAMINA D: Quando e quali?
La vitamina D va assunta quando è dimostrata la carenza nel sangue.
Basta sottoporsi a un’analisi del livello della “25 idrossivitamina D” nel sangue o di “25 (OH)D” per sapere se si è in carenza o no. Se il dosaggio risulta essere inferiore a 75 nmol/L oppure a 30ng/L, a seconda dei sistemi utilizzati, occorre intervenire.
Qualora fosse necessario ricorrere all'assunzione di integratori, attualmente il mercato offre sia integratori a base di vitamina D2 o D3 (forme inattive), sia a base di vitamina D già attiva.
La vitamina D già attiva è riservata in genere alle persone che hanno una grave carenza o che soffrono di insufficienza renale, perché può intossicare l’organismo se assunta in eccesso, accumulandosi nel tessuto adiposo.
Tra le forme inattive la vitamina D3 o colecaliferolo è più biodisponibile e più efficace rispetto alla vitamina D2, ed è più innocua rispetto alla forma già attiva perché verrà attivata soltanto la quantità che serve effettivamente all’organismo, senza causarne l’accumulo.
Dopo questa panoramica sullo stato delle conoscenze di questa importante “Vitamina del Sole” per fare corretta divulgazione scientifica vorrei sottolineare che NON si tratta di una cura contro SARS-CoV-2, né tantomeno della panacea di tutti i mali, come spesso si legge qua e là nella recente ondata di informazione sensazionalistica…
L’apporto di vitamina D non costituisce in alcun modo una cura o una immunizzazione al nuovo Coronavirus, ma può sicuramente Migliorare le condizioni del sistema immunitario e quindi di salute generale, grazie alle quali il virus può trovare maggiori difficoltà a infettare e riprodursi nel corpo umano.
Questo può essere un elemento utile nell’ambito di strategie per tutelare la fascia anziana della popolazione che rappresenta una delle categorie più fragili ed a rischio nei confronti del covid-19 e dove la carenza di Vitamina D è particolarmente diffusa.